Teheran, paradossi della cittá pubblica
La tesi guarda al complesso contesto della città di Teheran, con un focus specifico sui cambiamenti portati dalla rivoluzione islamica del 1979 nella vita quotidiana delle persone e negli spazi urbani.
La ricerca si snoda tra due campi di osservazione: il primo ricostruisce le azioni promosse dalla municipalità a seguito del cambio politico; il secondo, calando uno sguardo nel quotidiano, rintraccia le dinamiche informali che animano la città sotto la sua superficie visibile.
Nella prima parte dedicata alla lettura critica dell’azione pubblica, è analizzato l’impatto dell’iconografia di propaganda nella trasformazione dello spazio percepito della città, che diventa sostegno fisico e simbolico della comunicazione politica.
La campagna di comunicazione politica oltre a replicare i volti in formato gigante delle guide spirituali e dei martiri della guerra, individua i nemici del governo ed i suoi principi fondanti.
Tra le azioni della municipalità analizzate vi è l’introduzione dei parchi dedicati unicamente alla popolazione femminile, che si costituiscono come una nuova tipologia spaziale che concorre nel risignificare lo spazio pubblico in una chiave tutta politica.
Il primo parco per sole donne, introdotto nel 2008, è il Behesht Madaran Park: uno spazio pubblico contraddittorio, nascosto alla città da un muro decorato con trompe-l’oeil che ripropone sulla superficie opaca del muro i temi vegetali che esso stesso nasconde.
I parchi per sole donne nella loro definizione, con i muri che lo delimitano, il loro trattamento e la dissimulazione che si produce, non fanno altro che esplicitare i paradossi del tentativo di dare forma a uno spazio pubblico depurato.
Dall’osservazione di un contesto come quello dell’Iran nel quale attualmente le libertà personali sono cancellate dalla sfera pubblica, si è voluto analizzare le dinamiche dello spazio pubblico rintracciando le tattiche messe in atto tra sfera pubblica e privata.
Le realtà resistenti sono tutte quelle che sfidano la sfera normativa e che costituiscono una “profanazione dei dispositivi del potere” (Agamben, 2005).
Citando De Certeau (2001) “se è vero che il reticolo della sorveglianza si precisa ed estende ovunque, tanto più urgente è svelare in che modo un’intera società non si riduca ad esso; quali procedure comunemente diffuse vengano adottate per eludere i meccanismi della disciplina conformandovisi ma solo per aggirarli”.
Le pratiche volte alla riappropriazione dello spazio negato, costituiscono “la trama di un’antidisciplina” messa a punto da individui intrappolati dalla “sorveglianza” (De Certeau, 2001).
Gli appartamenti, i tetti, le cantine e le automobili diventano i luoghi nei quali si attivano gli spazi pubblici informali. Per riuscire a comprendere questa definizione è necessario ampliare la concezione di spazio pubblico tradizionale, uscendo dallo schema interpretativo dello spazio basato principalmente sul regime proprietario, non si intende però scadere in una generica definizione del “tutto è pubblico se usato come tale” (Cossu, 2011).
La ricerca ha individuato soltanto quegli spazi che rispondono ad una specifica progettualità. Lo spazio pubblico informale di Teheran può essere interpretato come uno spazio eterotopico, in quanto “ha il potere di giustapporre, in un unico luogo reale, diversi spazi, diversi luoghi che sono tra loro incompatibili” (Foucault, 2010). Questi spazi si possono dire eterotopici proprio perché in un ambito privato vanno in scena diverse attività capaci di risignificarlo in senso collettivo.
L’osservazione delle tattiche di resistenza messe in atto dalla cittadinanza fanno emergere una realtà che anima Teheran sotto la sua superficie visibile.
In conclusione il contributo della tesi, attraverso la lettura, rappresentazione e interpretazione di quanto accade a Teheran, restituisce il significato più radicale ed essenziale dello spazio pubblico, valido ovunque. I luoghi del vivere comune non possono essere cancellati, ricompaiono e riaffiorano altrove. La dimensione dello spazio pubblico non è un servizio che risponde a un bisogno o ad una necessità; significa abitare, ma ancor più essere.